A Pieve di Ledro, poco distante dall’ omonimo e splendido lago, si trova l’antica sede della farmacia della famiglia Foletto. Un negozio rimasto inalterato negli anni, dal gusto antico e pregno del fascino di un’epoca in bianco e nero. Qui, un tempo, gli abitanti della zona portavano allo speziale le erbe raccolte nei boschi circostanti perché venissero trattate e trasformate in medicinali. Oggi, oltre ad accogliere un mestiere tramandato di generazione in generazione, quegli stessi ambienti ospitano gli spazi museali volti a preservare e a tramandare la memoria storica di questa specifica realtà. La visita, a seconda della proposta tematica, richiede dall’ ora alle tre ore di tempo, ma è un’esperienza di cui fare tesoro.
Devo ammettere che, quando mi proposero una visita al museo, la mia reazione fu di scettico stupore. Il primo pensiero a riguardo si riassume tutto in un mezzo sorriso e in un perché tracciato dalle pieghe sulla fronte aggrottata. Ero abituato a considerare la farmacia come un luogo di passaggio, uno di quei posti che si è obbligati a frequentare nel lasso di tempo che intercorre tra il manifestarsi di un sintomo e la guarigione e di cui ci si scorda in fretta una volta passato il dolore, un po’ come il mal di denti o la fame a ridosso del pranzo. In tutta evidenza mi ero sbagliato e sarebbe riduttivo limitarsi alle pur ricche proposte promosse dal museo. Perché non si tratta soltanto di ampliare le proprie conoscenze o di approcciarsi a cose mai viste o fatte. Significa piuttosto immergersi in un punto di vista, in uno stile di vita condotto in decine di anni da famiglie e da professionisti del settore, quando ancora il farmacista si chiamava speziale e vestiva di nero e il processo produttivo non era meccanicizzato e si basava, oltre che sulle conoscenze scientifiche, su tutto quel retroterra di saperi e tradizioni che, difficilmente, sono riassumibili in dei libri di testo.
Sugli scaffali del museo, tra i barattoli di medicamenti e lozioni, c’ è molto di più di una traccia del passato: c’ è l’amore per una professione, per una terra e per i propri assistiti. E la storia del museo parla proprio di questo. Nato nel dicembre del 2000 per volere di Achille Foletto, il nucleo portante del progetto consisteva, appunto, nel rendere fruibile al grande pubblico la documentazione e le attrezzature meccaniche, chimiche e farmacistiche appartenute alla famiglia da molto prima della metà del 1800. Ovvero da quando l’antenato Angelo, ancora studente, decise di catalogare, con cura e dovizia, migliaia di specie botaniche raccolte in tutte le zone sensibili della Valle di Ledro, la culla dell’attività fin dagli albori dell’impresa.
Molte sono le sezioni a tema che conducono alla scoperta del museo; c’ è solo l’imbarazzo della scelta. L’ erbario, per esempio, anche per un novizio come chi scrive, è uno scrigno denso di curiosità e antichi saperi e schiude il vero significato del termine officinale. Per non parlare poi della sezione “Alambicchi, pestelli e macchine”, un’immersione in un’atmosfera che, fino ad allora, avevo visto solo in TV o su qualche rivista specialistica. Avvicinarsi a questi strumenti è anche un passo deciso nella Storia, quella con la S maiuscola, perché, oltre a illustrarci l’evoluzione dello speziale in moderno chimico-farmacista, il museo contestualizza il percorso nelle molteplici vicende che hanno caratterizzato e segnato la valle.
Anche per i meno interessati alla storia in senso stretto c’ è di che appassionarsi. Grazie ai laboratori pratici si viene a contatto con tutte le sfaccettature dell’attività nel corso dei secoli e si tocca con mano ciò che significava davvero mescolare tecnica e sapere per dare forma a qualcosa di utile per l’intera comunità. È possibile, infatti, creare creme artigianali, saponette profumate grazie ai fiori locali, pastiglie e compresse per mezzo di uno dei macchinari più antichi presenti nell’ esposizione e sciroppi tramite erbe balsamiche raccolte direttamente nell’ orto botanico vicino alla farmacia.
E non è finita qui: l’esperienza si chiude spesso con un assaggio dei prodotti liquorosi artigianali e a chilometro zero realizzati da sempre nei locali dell’azienda. Insomma, si tratta di un vero e proprio viaggio nel tempo, attraverso mobilio, attrezzature originali e degustazioni alla scoperta di chi ha lavorato per il benessere del corpo e la tutela del territorio, in una commistione di intenti che vi farà scoprire parte dell’anima poliedrica della Valle di Ledro.
Questo articolo è stato pubblicato sul primo numero di BLU, il magazine di Garda Trentino, nel 2023. Da allora, il Museo Foletto ha un nuovo allestimento, ma la magia che si respira tra i macchinari d’epoca, tra le pagine dell’erbario e i profumi del laboratorio è sempre la stessa. Vuoi visitarlo? L’ingresso è gratuito con la tua Garda Guest Card – e hai anche uno sconto se vuoi partecipare a uno dei laboratori in programma!